martedì 1 ottobre 2013

LA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE IN ITALIA



Appunti da una lezione universitaria di Sociologia del Lavoro

Perché la disoccupazione in Italia si concentra sui giovani?
Gli Insider sono gli adulti occupati che sono tutelati dalla legislazione sul lavoro, mentre gli outsider sono i giovani che rimangono fuori. Tuttavia esiste un’alta probabilità che gli occupati perdano il lavoro, ma lo ritrovano in fretta, per cui non compaiono tra i disoccupati.

Il rischio di restare disoccupato dipende dal grado di disoccupazione di un paese, però l’Italia è in una posizione anomala, perché il rischio è minore di quanto presupporrebbe il tasso di disoccupazione, pertanto chi è occupato e perde il lavoro ha più facilità di ritrovarlo.
Succede perché in Italia esistono troppe garanzie per gli occupati?
Le norme giuridiche e contrattuali riducono la discrezionalità delle aziende in tutti i paesi, l’OCSE ha costruito un indice di protezione dei lavoratori per i vari paesi (costruito però solo sulle norme giuridiche), che rileva un indice basso per GB, USA e Canada, valori medi per Svezia, Belgio e Olanda, valori alti per Italia, Francia, Germania e Spagna; questo indice ha dei limiti: non tiene conto dell’effettiva osservanza, inoltre c’è il lavoro indipendente che sfugge ad ogni regolamentazione e in Italia è molto forte, poi l’ambito di applicazione delle norme che esclude le piccole imprese.

C’è poi il problema della percezione di insicurezza del proprio posto di lavoro, in Italia questa sensazione è alta.Introduciamo allora un altro indicatore, che è la probabilità di separarsi dal lavoro (per dimissioni, per licenziamento o per chiusura dell’impresa), che in Italia non è bassa (1 lavoratore su 5 in un anno cambia lavoro). L’indice di rotazione dell’occupazione in Italia è dello stesso livello del Canada che ha un indice di protezione molto più basso; la spiegazione è dovuta alla forte presenza delle piccole imprese in Italia, dove la protezione è minima, dove quindi c’è molta mobilità, il turn over è altissimo.Alta mobilità del lavoro convive così con l’alta protezione, perché c’è il passaggio da un lavoro all’altro.
Negli altri paesi, si passa dal lavoro, alla disoccupazione, al lavoro, in Italia si va da lavoro a lavoro, senza transitare dalla disoccupazione. Questa diffusione cospicua di passaggi job to job, può dipendere dal preavviso di perdere il lavoro (ma Italia non ha periodo più lunghi); una larga fascia di lavoratori, consapevoli di essere in una condizione di instabilità, cambiano lavoro quando hanno la possibilità di averne un altro che appare più sicuro.
Le piccole imprese volutamente non crescono per evitare rigidità? Le piccole imprese hanno una mobilità strutturale che non dipende dalle normative di protezione.
L’OCSE ha così elaborato una seconda ipotesi, che dice che dove è maggiore la protezione normativa è maggiore la protezione dei maschi adulti, tuttavia non esiste una occupazione fortezza (come abbiamo visto prima con la rotazione); così la relazione: alta protezione – scarsa mobilità degli insider – alta disoccupazione degli outsider, non funziona.
I fattori sono altri:
dal lato della domanda di lavoro (scelte delle aziende): le aziende italiane preferiscono assumere gli adulti perché l’economia è poco innovativa: esperienza lavorativa degli adulti (l’esperienza conta molto se le cose non cambiano, nei contesti ad alta innovazione l’esperienza conta poco); sono i settori più innovativi che assumono più giovani; le aziende poco innovative hanno più bisogno di lavoratori che danno continuità anziché innovazione; inoltre, i paesi più innovativi si preoccupano di più dell’inserimento dei giovani nel mondo di lavoro, del rapporto tra istruzione e lavoro;
dal lato dell’offerta: gli adulti sono più attivi nella ricerca del lavoro perché i giovani rimangono più a lungo in famiglia, sono meno pressati dalla ricerca di un lavoro; i paesi con indennità di disoccupazione migliore vedono gli adulti meno pressati dalla ricerca di un lavoro adeguato, quindi la situazione è più equilibrata;
dal lato delle scelte della società, del comune sentire: quando l’occupazione è scarsa, vi è consenso di favorire chi ha più bisogno di lavorare, si da più importanza ai problemi economici degli adulti che ai problemi psicologici per l’assenza di lavoro per i giovani.


Cinzia Malaguti
fonte: http://www.vitamine.altervista.org/index.php/disoccupazione/7-disoccupazione-giovanile.html#.Uksejj9JSXA


1 commento:

  1. Non è per essere scontata, ma la disoccupazione è diventata una vera e propria piaga sociale, e per noi che lavoriamo con i ragazzi affinchè si costruiscano un futuro lontano dalla delinquenza, dalla devianza e dall'illecito, si fa sempre più difficile.
    Non perdiamoci d'animo però!!!!

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